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RETRO
SPECCHIO

 

CIA: SEVERE MISURE
PER I FALSIFICATORI DI AGROALIMENTARI


Esempi di denominazioni equivoche

Sfiorano i 165 milioni di euro al giorno i danni provocati dalla contraffazione del made in Italy agroalimentare nel mondo. Dal Parmigiano Reggiano che diventa Parmesan al Prosciutto di San Daniele che si trasforma in Daniele Ham, è un continuo proliferare di «patacche» che causano danni enormi all‘intera filiera alimentare, dai campi all’industria di trasformazione. L’agropirateria internazionale costituisce un giro illegale di 60 miliardi di euro l’anno, quasi due volte e mezzo il valore complessivo dell’export agroalimentare italiano, pari a 25 miliardi di euro nel 2010. L’ha reso noto la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori, in occasione della discussione alla Camera della relazione sulla contraffazione in campo alimentare presentata dalla Commissione parlamentare di inchiesta. In Italia, riferisce la Cia, vi sono oltre il 22 per cento dei prodotti certificati registrati complessivamente in campo europeo. Vanno aggiunti gli oltre 400 vini Doc, Docg e Igt e gli oltre 4 mila prodotti tradizionali censiti dalle Regioni e inseriti nell’Albo nazionale. Una lunghissima lista di prodotti che ogni giorno rischia il «taroccamento». Solo all’agricoltura la contraffazione costa oltre 3 miliardi di euro l’anno. Oltre ai prodotti che richiamano nel nome e nella confezione l’italianità senza averne alcun titolo, c’è il falso made in Italy, che ammonta a 7 miliardi di euro l’anno di cui due terzi nel solo settore agroalimentare. «Siamo di fronte a un immenso supermarket del bidone alimentare dove a pagare è solo il nostro Paese», sostiene la Cia. A livello mondiale ancora non esiste una vera tutela dei prodotti Dop, Igp e Stg; negli Usa il giro d’affari legato alle imitazioni dei più famosi formaggi italiani supera i 2 miliardi di dollari l’anno; se solo in Usa potessero tutelarsi efficacemente le denominazioni dei prodotti, l’export italiano avrebbe un potenziale tre volte superiore all’attuale, avvicinandosi ai 10 miliardi. «Bisogna fare qualcosa di più: il made in Italy agroalimentare è un settore economicamente strategico, oltre a rappresentare un patrimonio culturale e culinario, è l’immagine stessa dell’Italia fuori dai confini nazionali», osserva la Cia. E chiede misure ad hoc: istituzione di una task-force in ambito europeo per contrastare truffe e falsificazioni alimentari; sanzioni più severe contro chi imiti prodotti a denominazione d'origine; effettiva difesa delle certificazioni europee; interventi finanziari per chi promuove cause contro chi falsifica.
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